“MONTE” DI PIETÀ – IL 70% DEI CATTIVI DEBITORI DI MPS NON SONO ARTIGIANI O COMMERCIANTI MA RICCHI IMPRENDITORI, COME LA FAMIGLIA DE BENEDETTI (CASO SORGENIA) O I MARCEGAGLIA, CHE A MARZO HANNO RICEVUTO UN NUOVO FINANZIAMENTO DI QUASI MEZZO MILIARDO, NONOSTANTE ABBIANO GIÀ 1,5 MILIARDI DI DEBITI

 

Giuliano Zulin per ”Libero Quotidiano”

Natale è passato, ma il governo (e la Bce) si apprestano a fare un bel regalo agli italiani: una tassa di 251 euro a famiglia. L’altro ieri abbiamo scoperto che l’aumento di capitale di Montepaschi non sarà più di 5 miliardi, bensì di 8,8. Dei quali ben 6,5 saranno a carico del contribuente. Il conto dunque è presto fatto.

Basta dividere 6,5 miliardi per quasi 26 milioni di famiglie e spunta fuori l’ obolo per Siena: 251 euro, appunto. Le associazioni dei consumatori hanno dato altri numeri, prendendo a riferimento tutta la dote del cosiddetto decreto salva-risparmio, 20 miliardi, votato a tempo di record dal Parlamento (dieci minuti esatti): 330 euro a italiano, compresi neonati e ultracentenari, che fanno 774 euro a famiglia. Che sberla, eh…

 

Però quello che fa più arrabbiare è il caso Mps. Innanzitutto per un motivo politico: fino a fine novembre la banca più antica del mondo teneva botta, ma dopo il referendum è scattata la fuga di correntisti e risparmiatori per timori di un crac. Da qui l’ allargarsi del buco e la richiesta della Bce di iniettare più soldi nelle casse malandate di Siena.

Eppure l’idea di fare le pulizie finali dalle sofferenze nei bilanci è di fine luglio. Perché si sono sprecati cinque mesi? Lo capiamo il motivo: il governo Renzi non voleva usare denari pubblici per salvare l’istituto che fu del Pd. Va bene, ma quei 3,8 miliardi aggiuntivi? In fondo sono soldi nostri, no? È come aver buttato al vento il gettito della tassa sulla prima casa…

Quello che però fa veramente incazzare è anche la gestione allegra di Siena nel concedere prestiti. Ci hanno spiegato che le banche sono in crisi perché da otto anni il Pil è agonizzante, per cui molti finanziamenti alle imprese si sono trasformati in sofferenze. Giusto, peccato che, a un’analisi sommaria, si scopra che il 70% dei cattivi debitori del Monte non siano l’ artigiano o il commerciante travolti dalla crisi.

No, precisamente il 69,7% dei crediti in sofferenza erano prestiti a ricchi. Neanche 10mila clienti in tutto. In particolare le pratiche con importi compresi tra uno e tre milioni rappresentano il 24,3% delle sofferenze per un valore di quasi 2,5 miliardi, mentre quelle superiori ai tre milioni sono il 32,4%, per un valore di oltre 3 miliardi.

LA LISTA

Chi sono questi signori? Qui sta il vero mistero di Mps. Perché tutta questa fretta nello statalizzare la banca? Forse per non far vedere chi sono i signori che hanno tirato il pacco alla banca? La lista dei cattivi pagatori è il vero tesoro, forse ormai l’unico, dell’istituto. E chi la conserva tiene per le palle tutti i potenti d’Italia, perché è quasi inevitabile che imprenditori, politici e vip abbiano avuto rapporti con il terzo istituto del Paese…

Noi sappiamo alcuni nomi, quelli che si possono ricostruire dai vecchi comunicati di Mps. E già ci bastano per farci salire la pressione. Tipo la famiglia De Benedetti. Ricordate Sorgenia? A un certo momento il gruppo energetico non stava più in piedi, oberato da 600 milioni di perdite. Le banche che avevano finanziato le attività della società chiedevano di rientrare dei loro prestiti, ma dalle parti dell’Ingegnere non ne hanno voluto sapere di metter mano al portafogli. Così Mps e le sue sorelle hanno dovuto convertire i crediti in azioni, mettendosi poi a gestire l’azienda.

E poi c’ è la storia del gruppo Marcegaglia. La società attiva nell’ acciaio di proprietà di Antonio ed Emma Marcegaglia. A marzo hanno ricevuto un nuovo finanziamento di quasi mezzo miliardo, nonostante abbiano già 1,5 miliardi di debiti. Soldi che sulla carta serviranno ad agevolare i piani di sviluppo del gruppo. Anche qui, ci ha messo del suo Mps. Sette anni durerà il prestito. Quando la liquidità di Siena è appena di quattro mesi, come certificato dalla Bce.

IL CAVALLO DI TROIKA

Ecco il terzo motivo per non stare sereni, dopo il varo del decreto salva-risparmi. La Banca centrale europea, insieme all’Unione Europea, ormai decideranno il nostro futuro più di quanto non lo facciano già. La questione è semplice: la Ue è anche disponibile a concederci un aumento di 20 miliardi del debito pubblico per mettere in sicurezza le banche, anche se nei trattati dovremmo invece diminuirlo…

Perché? Beh, ci penserà Bruxelles a far rispettare le regole del Fiscal Compact, cioè diminuire il debito un tot all’ anno, nelle prossime leggi di bilancio. Come dire: aumenti il debito? Va bene, taglierai di più la spesa. Oppure aumenterai le tasse, tipo quella di successione che è troppo bassa rispetto alla media Ue (sostengono sempre gli eurocrati), o quella sulla casa (ricordate i mugugni dopo che Renzi cancellò la Tasi?). In ogni caso il conto arriverà a noi.

Tutti capiscono che non si possono far saltare le banche, perché non sono imprese come le altre, però è da incoscienti perdere tempo per poi farsi dettare gli interventi da Bruxelles o da Francoforte. Dopo non lamentiamoci se nel 2018 la gente voterà Salvini o Grillo. Il cosiddetto populismo non nasce sugli alberi: è figlio del dilettantismo di chi ha gestito l’ Italia fino ad ora.

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