Vietato andare al voto subito. Anzi, vietato anche solo proporlo. L’ex presidente Giorgio Napolitano, oggi senatore a vita, non si smentisce e a chi gli chiede un commento a proposito dell’ipotesi di sciogliere subito le camere e tornare alle urne risponde secco: “Io non le posso dire niente perché non l’ho capita. L’ho trovata tecnicamente incomprensibile”. Non scende nei dettagli, Re Giorgio, anche se la sua posizione coincide in pratica con quella del suo successore Sergio Mattarella che ha definito “inconcepibile” l’idea di andare a votare con due leggi elettorali differenti, Italicum alla Camera e Consultellum al Senato. Bisogna, insomma, modificare l’Italicum e renderlo potabile anche per Palazzo Madama e poi si potrà pensare a nuove elezioni. Il condizionale però è d’obbligo.

Napolitano, quand’era al Colle, per tre volte ha rifiutato di chiudere la legislatura anzitempo: nel 2011, quando impose Monti al posto di Berlusconi, nel 2013 quando, appena rieletto, silurò Bersani e blindò le larghe intese con Letta e infine nel 2014, favorendo l’ascesa di Renzi. Oggi, invece, potrebbe toccare a Grasso, Gentiloni, Delrio o Padoan. Quando si parla di governi tecnici o di responsabilità nazionale, insomma, c’è sempre la data d’inizio ma mai quella di scadenza. Qualcuno lo chiama “golpe continuo” alla democrazia, e da qui al 2018 di tempo per le sorprese ce n’è ancora molto.

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