Parigi e Bruxelles, ora Nizza e anche Monaco di Baviera: Isis, cani sciolti del jihadismo o “terroristi depressi”, il clima di panico che si respira in Europa si diffonde anche in Italia, inevitabilmente. Su Libero abbiamo spiegato nei giorni scorsi come l’unico modo per difendersi dalla minaccia quotidiana e per certi versi imprevedibile sia “diventare comeIsraele“, che da sempre convive con le stragi e che si è trovato costretto a militarizzare i propri civili.

Poliziotti bersagli – C’è un documento, inviato dal capo della PoliziaFranco Gabrielli ai questori, che indica come cambieranno le cose nei prossimi mesi. È una lettera personale firmata a mano, rivela ilMessaggero, al tempo stesso lucida e razionale e inquietante. Gabrielli chiede “di svolgere nei confronti del personale un’accurata opera di sensibilizzazione sull’esposizione al rischio e su come debba essere affrontata”. Tradotto: nel mirino dell’Isis e dei terroristi della porta accanto ci sono gli stessi poliziotti, diventati “un bersaglio”: “La dinamica del terrorismo jihadista si prefigge proprio questo – sottolinea Gabrielli – di colpire anche chi abbia una valenza simbolica, in modo da amplificare l’effetto, generativo di insicurezza, movente principale delle loro azioni”.

Sempre armati – A rischio ci sono ovviamente anche italiani e turisti, gli obiettivi quotidiani del terrore. Anche nella attività di routine come i corpi di guardia, avverte Gabrielli, glia genti devono tenere un atteggiamento “intelligentemente vigile” per individuare “il dettaglio capace di rivelare e anticipare una possibile azione violenta”. Evitare dunque “i cali di attenzione” e obbligo “di portare l’arma in tutte le situazioni in cui ciò è previsto”, perché “contribuisce ad incrementare le capacità di dissuasione e di risposta in presenza di comportamenti e condotte ostili”.

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