La telefonata di Beppe Grillo prima e quella di Davide Casaleggio dopo hanno messo fretta a Virginia Raggi, che per mercoledì ha convocato l’intera Giunta anticipando di ventiquattro ore l’annuncio ufficiale che sarà fatto giovedì durante il primo consiglio comunale. “La squadra è stata chiusa nelle ultime 48 ore”, giurano dal suo entourage. Si tratta di nove assessorati più uno a tempo, quello alle Partecipate. E Luigi Di Maio, che in questa partita ha svolto il ruolo del mediatore tra le varie anime del Movimento, fa quadrato intorno alla Raggi: “Avevamo previsto che sarebbero stati tutti contro Virginia e la sua Giunta. Ma siamo un gruppo compatto e forte. Siamo una comunità. Per quanto provino a farci apparire come gli altri, ogni volta la loro disinformazione gli si rivolta contro come un boomerang”. Per quanto il leader in pectore provi a gettare acqua sul fuoco, il caos è stato tanto e lo dimostrano le fughe in avanti della Raggi con relativi passi indietro dopo essere stata ammonita non solo dal mini-direttorio ma anche da Grillo e Casaleggio.

Il quadro attuale sembra essere il seguente. Il condizionale, data la situazione, è d’obbligo. A Daniele Frongia, cui era stata attribuita la carica di capo di gabinetto, andrà invece la delega alle società partecipate e la carica di vicesindaco politico. Si tratta di un assessorato di peso che Frongia ha preteso dopo aver dovuto fare un passo indietro da capo di gabinetto con tanto di ordinanza firmata. Il motivo di questa giravolta è da ricercare nel fatto che, a nomina avvenuta, ci si è resi conto che per legge il braccio destro della Raggi non avrebbe potuto firmare i capitoli di spesa e che quindi era necessario un vice con potere di firma. Il sindaco, senza consultare il mini-direttorio, aveva scelto Raffaele Marra, finito sotto accusa dal mondo pentastellato per il suo passato con Gianni Alemanno e Ignazio Marino. Da qui l’impasse che è stato superato solo con la revoca di entrambe le nomine. In più, agli occhi dello staff, un vice sindaco “politico” come Frongia sarebbe più controllabile dal Movimento.

Adesso per la figura di capo di gabinetto si sarebbe optato per Daniela Morgante, assessore al Bilancio nella prima Giunta Marino. Il suo nome era circolato per una riconferma come titolare dei conti, ma anche in questo caso c’è stato poi un cambio di rotta. Marcello Minenna, ex dirigente Consob, sarebbe di nuovo in predicato per il Bilancio, ma qualcuno lo dà come capo della ragioneria del Campidoglio. Nel rincorrersi delle voci qualcuno sostiene che a mettere mano alle casse (vuote) del Comune sarà un nome a sorpresa.

Ai Trasporti, nell’incertezza generale e dopo una serie di no, è in pole il consigliere M5S Enrico Stefàno, in questo caso si verrebbe meno all’impegno di evitare figure interne al Movimento. Di certo però questo assessorato sarà affiancato da figure tecniche. Allo Sviluppo economico ci sarà Adriano Meloni, l’ex amministratore delegato di Expedia. All’Urbanistica, come annunciato, Paolo Berdini, finito già al centro delle polemiche per le sue dichiarazioni sullo stadio. All’Ambiente Paola Muraro, che ha già incontrato il presidente di Ama Daniele Fortini. Il rugbistaAndrea Lo Cicero andrà allo Sport. Luca Bergamo alla Cultura, Flavia Marzano all’assessorato Semplificazione-Smart City, e infine Laura Baldassarreal Sociale. Quest’ultima sarebbe stata scelta da Luigi Di Maio, che nel difficile puzzle della Giunta è dovuto intervenire a gamba tesa.

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