Furano. È questo il nome del nuovo spauracchio che agita la moltitudine di consumatori di caffè, soprattutto coloro che per necessità o per sfizio ne bevono una quantità considerevole nell’arco di una giornata. È risaputo che il caffè abbia alcune controindicazioni da tenere sotto controllo, quali la tachicardia, l’ipertensione e le aritmie, ma ciò non ha mai impedito ai suoi estimatori di lasciarsi sedurre dall’intenso aroma anche a scapito di qualche lieve disturbo collaterale. L’allarme lanciato da uno studio dell’Università di Barcellona sembra invece molto più serio: il professor Javier Santos, docente di chimica analitica, sta analizzando la quantità di furano presente nella bevanda, tenendo conto delle varie modalità di preparazione.

Capsule a rischio. Il furano è un composto organico che si può ottenere dalla distillazione del legno; è un liquido chiaro ed incolore, infiammabile e volatile, quindi si disperde facilmente nell’ambiente. La sua particolarità è che oltre ad essere tossico è anche fortemente cancerogeno. La presenza del furano nel caffè non è di per sé una scoperta rilevante, poiché si tratta di un fatto noto da tempo. La sostanza si genera nel processo della tostatura, a contatto col legno dunque. La tostatura attribuisce alla bevanda l’aroma che la rende così popolare, ed è un processo ineliminabile nella catena della produzione del caffé. Il dato allarmante non riguarda tutte le modalità di consumo, ma si riscontra soprattutto nelle capsule di caffè, quelle che ogni giorno inseriamo nella macchinetta per non perdere tempo. La capsula infatti, essendo sigillata, impedisce al furano presente di disperdersi, trattenendo una quantità molto maggiore rispetto a quella che potremmo riscontrare in un caffè espresso. Per darvi un’idea delle proporzioni, in una capsula sono presenti in media dai 117 ai 244 nanogrammi di furano, mentre in un caffè preparato con la macchinetta tradizionale dai 20 ai 78 nanogrammi. Vale a dire che la quantità è almeno cinque volte maggiore.

Effetti contenuti. L’allarmismo sembra comunque abbastanza contenuto. E tuttavia la questione non è da sottovalutare. I rischi per la salute non sono infatti eccessivi per chi consuma 2-3 tazzine di caffè al giorno, sono invece più consistenti per i bevitori assidui. Ma il discrimine appartiene ad un elemento non ancora ben definito: la capacità di accumulo del furano da parte del nostro corpo. Se infatti gli studi più recenti han dimostrato che il furano è in grado di danneggiare l’organismo se assunto in dosi 20 volte superiori a quelle presenti in una capsula di caffè, ciò che non è ancora stato stabilito è il tempo che il nostro corpo impiega nello smaltimento della sostanza. Motivo in più per stare in guardia e magari per sostituire le capsule della macchinetta (quelle in materiale plastico o alluminio) con il caffè in cialde (quello confezionato con la carta filtro) o con un caffè al bar. Sempre che qualche salutista non decida di svoltare del tutto, affidandosi a intruglio meno gustoso, ma più salutare.

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