La guerra ai tutor parte dall’autostrada del mare, la Torino-Savona. La Stampa di oggi racconta che “Con un pool di giudici di pace che accoglie sistematicamente i ricorsi presentati dagli automobilisti e annulla le multe sanzionate da impietosi varchi elettronici. Accade a Mondovì, nel Cuneese. Francesco Benincasa, coordinatore dei giudici di pace del territorio, e il collega Fausto Nasi hanno deciso di applicare alla lettera la sentenza emessa a luglio dalla Corte Costituzionale.

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Tutto è partito dal ricorso di un avvocato torinese, Massimo Tribolo, multato per eccesso di velocità sulla To-Sv. Per tre gradi di giudizio Tribolo ha sostenuto la sua lotta contro «l’inaffidabilità degli autovelox non tarati». Con ragione. Perché la Corte Costituzionale, alla fine, ha decretato l’illegittimità dell’articolo 45 comma 6. E stabilito che tutti gli apparecchi per l’accertamento dei limiti di velocità vadano sottoposti a periodiche verifiche, perché «i fenomeni di deterioramento possono pregiudicare non solo l’affidabilità delle apparecchiature, ma anche la fede pubblica che si ripone in un settore di significativa rilevanza sociale come quello della sicurezza stradale».

La sentenza ha fatto tremare le amministrazioni di mezza Italia, che in questi mesi sono corse ai ripari per tarare gli autovelox e arginare i ricorsi, a migliaia, degli automobilisti. Ora il caso si ripete. E Mondovì può di nuovo fare scuola. Perché altri tribunali, altrove, potrebbero accogliere l’orientamento dei giudici monregalesi «anti tutor».

Benincasa e Nasi spiegano: «Partiamo dall’idea che le sentenze vanno motivate. E noi lo facciamo applicando un principio: il pronunciamento della Corte Costituzionale. Assai chiara: tutti gli strumenti di misurazione elettronica della velocità, non solo dunque gli autovelox, vanno omologati e tarati, cioè sottoposti a periodiche verifiche. Ma la taratura, va certificata, dimostrata. E a oggi la Prefettura di Cuneo, in tutti i ricorsi che abbiamo discusso, non ha presentato questa certificazione. Perciò, per quanto ci riguarda, i tutor non sono tarati. E risultano incostituzionali. Di qui la scelta di accettare i ricorsi dei cittadini».

Sulla A6, che collega Torino al mare, dove i limiti di velocità vanno dai 90 ai 130 km orari, i tutor sono tra Marene e Carmagnola, nei territori di Priero e Quiliano (già in provincia di Savona). I giudici monregalesi hanno competenza solo sulla tratta di Priero. Ma possono «fare giurisprudenza».

 

Impugnare una multa costa 43 euro di spese istruttorie. Ma pochi ancora sanno della scelta «anti tutor» dei giudici di pace. E così il cittadino multato paga. 

I giudici Benincasa e Nasi si considerano semplici «garantisti» della sentenza della Consulta. Per l’«uomo al volante», invece, sono visti come «eroi dalla parte del cittadino».

Ma non tutti, a Mondovì, la pensano allo stesso modo. «Ci sono – dicono i due giudici –  difformità di vedute con altri colleghi». Da cui Benincasa e Nasi divergono anche per un’altra questione: la legittimità dei tutor. «In prospettiva – sostengono – si porrà un dubbio di legittimità di questi strumenti, su cui prima o poi saranno chiamate a intervenire le Corti superiori. Perché non garantiscono la sicurezza dei cittadini». E lo motivano: «I varchi che fanno? La media tra la velocità in entrata e quella in uscita dal tratto sottoposto a controllo. Ma non tengono conto del fatto che io, superate le telecamere, potrei sfrecciare a 200 l’ora e poi fermarmi lungo un autogrill della tratta, bermi con calma un caffè, fumare una sigaretta e ripartire per risultare, alla fine, perfettamente allineato ai limiti di velocità. E questa non si può chiamare sicurezza».”

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