Due miliardi di euro. I soldi necessari a traghettare Alitalia verso un nuovo matrimonio, ammesso di trovare qualcuno disponibile a farsi carico di un’ azienda che perde ogni giorno quasi due milioni di euro. Il conto è ben più salato rispetto a quello anticipato giorni or sono dal ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, che parlava di un prestito ponte di 300, al massimo 400 milioni di euro.

Il conto è presto fatto. Solo i costi vivi di gestione ammontano a 217 milioni di euro. E la cassa sta per finire. Dunque i commissari che si apprestano a sbarcare a Fiumicino dovranno coprirli per almeno sei mesi, il tempo minimo della gestione commissariale. Solo questa voce pesa dunque 1,3 miliardi. Ai quali bisogna aggiungere i 700 milioni di intervento pubblico a sostegno degli ammortizzatori sociali, annunciato dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti.

Ma si tratta di una cifra approssimata per difetto. In assenza dei due miliardi di ricapitalizzazione previsti dal piano di salvataggio stoppato dal referendum fra i dipendenti, è molto probabile che gli esuberi siano ben superiori ai 980 inseriti nel preaccordo. Forse non i 9.500 di cui dice Lufthansa per prendersi sulle spalle la nostra ex compagnia di bandiera. Ma ben più di mille.

Così, alla fine, le uniche garanzie sono quelle per i dipendenti. Certo, il futuro resta cupo. E la rinazionalizzazione secca una strada poco percorribile. Ma in ogni caso i lavoratori hanno almeno quattro anni di paracadute assicurato. Per il personale in eccesso, infatti, scatteranno innanzitutto i due anni di Cassa integrazione straordinaria, all’ 80% della retribuzione attuale. Un pilota che percepisca ora uno stipendio di 12.000 euro al mese ne porterebbe a casa comunque 9.600.

Diverso il discorso con la Naspi, acronimo di Nuova assicurazione sociale per l’ impiego, una novità del Jobs Act, destinata a sostituire nel tempo la vecchia Cassa. Nei primi tre mesi di Naspi il medesimo pilota da 12mila euro mensili, percepirebbe 9mila euro di indennità, che però scenderebbero del 3% al mese per i successivi 21 mesi. Così, alla fine del primo anno di Naspi, metterebbe in tasca 5.760 euro, poco meno della metà rispetto al suo stipendio intero. Ma la cifra scenderebbe a 3.600 euro dopo altri sei mesi. La Naspi, infatti, è concepita per invogliare il disoccupato a trovare altre opportunità, anziché starsene a casa, andare al bar o fare un lavoro in nero.

Sempre che, nel frattempo, non arrivi qualche legge su misura a rimettere le cose (le indennità) a posto. Quando si tratta di Alitalia, si sa, valgono regole del tutto speciali.

di Attilio Barbieri

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